Luce buona e luce cattiva: l’inquinamento luminoso

Quella buona agisce sull’umore e migliora lo stato di benessere, quella cattiva è una vera e propria forma di inquinamento.


Un’imprecisa progettazione dell’illuminazione esterna fa sì che una frazione rilevante dell’energia elettrica impiegata per il funzionamento degli impianti venga inviata direttamente verso il cielo.

Può sembrare irrilevante, o al massimo uno spreco di energia, in realtà è molto di più, perché si tratta di una forma di inquinamento.

Per inquinamento luminoso si intende ogni forma di irradiazione di luce artificiale rivolta direttamente o indirettamente verso la volta celeste. A produrlo sono sia l’immissione diretta di luce verso l’alto, sia la diffusione di un flusso luminoso riflesso da superfici e oggetti illuminati con intensità eccessive e superiori a quanto necessario.

Per contenere l’inquinamento luminoso serve illuminare in modo razionale, senza dispersione verso l’alto, usando impianti e apparecchi correttamente progettati e montati, e dosando la giusta quantità di luce in funzione dell’effettivo bisogno, senza costosi e dannosi eccessi.

L’UNESCO, nella sua Dichiarazione Universale dei Diritti delle Generazioni Future, ha sancito esplicitamente che:

Le persone delle generazioni future hanno diritto a una Terra indenne e non contaminata, includendo il diritto a un cielo puro”.

Il cielo come bene ambientale da tutelare: è questa la nostra responsabilità come operatori e fruitori della luce artificiale.

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